LadyDarknessObscure In reply to FuriarossaAndMimma [2013-11-07 20:42:42 +0000 UTC]
Ok, il pezzo continua, ma mi sa che il file che ti ho mandato per mail aveva qualche problema. O... oppure no, non mi ricordo come era finita! D: Non so quanto ti cambia, ma mi mancano buone parti dei dialoghi messi ad inizio frase. Sono come scomparsi nel pezzo che hai postato. Spero non mi faccia altrettanto!
Scusa se ci ho messo un pò a mandarti il pezzo, ma ho dovuto cucinare la cena e pappare, ora metto le frasi in corsivo e te lo posto!
Sono così contenta che possiamo riniziare! Ora dobbiamo superare assieme il momento di stallo dell'inizio! Sai... abbiamo tanti pg da far quadrare. Perchè noi facciamo le cose in grande! XDDD
IIIIIIIIIIIHHHH!!! *grido inconsulto di gioia*
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<> strillò Giacomo, correndo e schivando detriti e insetti <>
<> disse solo Francesca, serrando poi strettamente le labbra.
Non le andava di parlare in mezzo a quel guazzabuglio, le sembrava che anche solo aprire la bocca fosse malsano. L'aria puzzava di stantio, polvere e sabbia si mescolavano, c'erano cadaveri sul pavimento.
Nella sua corsa dietro Van Helsing e i suoi, Francesca scavalcò almeno tre o quattro corpi di cui non riconosceva la specie, forse ibridi, forse semplicemente umani ridotti in quel modo da chissà quali torture o esperimenti. Ma, nonostante tutto l'orrore, quel posto, in fondo in fondo, le piaceva. Non l'avrebbe ammesso facilmente, ma l'oscura decadenza delle prigioni le ricordava alcuni dei libri che aveva letto quand'era molto più giovane, nascosta con la testa sotto le coperte, solo una torcia dalle pile quasi scariche in mano, respirando piano. Ricordava di aver immaginato l'odore nell'aria delle prigioni, i rantoli dei moribondi, quelli lasciati lì da troppo tempo e ormai senza più forze, e gli eroi che irrompevano per combattere contro i carcerieri.
Ora che era lì, Francesca si chiese se doveva essere lei una di quegli eroi o se doveva lasciar perdere e semplicemente correre via, scappare: il suo istinto di sopravvivenza era chiaro, perentorio, teso verso l'idea di fuggire, ma c'era qualcos'altro in fondo alla sua anima irrigidita dalle fatiche e dalle avversità, il suo spirito di avventura, che le sussurrava piano di restare, di capire, di aiutare.
<> Sussurrò a denti stretti, mentre una pioggia di polvere le cadeva sul colletto
<> le chiese suo zio.
Lei non rispose. L'inseguimento, solo questo contava. Alla fine, pensò, forse correre dietro a quel guerriero misterioso era davvero la cosa migliore da fare. Anche se nemmeno lui conosceva quel luogo maledetto e, continuando a scendere in quei sotterranei, li avrebbe condotti dritti ad uno scontro ben peggiore. Solo una volta raggiunti coloro che stavano cercando avrebbe davvero potuto aiutare gli innocenti... proprio come gli eroi di cui aveva letto da bambina; ma si chiese se sarebbe riuscita ad arrivarci.
Il guerriero dagli abiti blu correva incredibilmente veloce: i muscoli ben spinti oltre lo sforzo che avrebbe potuto sostenere un essere umano, come se ne andasse la vita di tutti. E quasi sicuramente per chi stava cercando era così...
Correndogli dietro, persero il conto di quante volte lo videro sparire nell'oscurità e di quante altrettante lo trovarono a duellare contro bestie dagli aspetti grotteschi, brandendo le sue scimitarre. Guidando il gruppo, Van Helsing seguiva la sabbia dorata e gli scarabei posti ad indicar loro la strada; a volte sciamando attorno ai corpi di nuovi nemici, a volte contro qualcosa che temerono essere trappole meccaniche.
“Ecco” pensò Francesca con sarcasmo “Se smette di usare i suoi poteri basterà seguire i cadaveri.”
Il corridoio tremò di nuovo con violenza, facendo perdere loro l'equilibrio.
<< … Ma che diavolo è? >> le domandò suo zio nervosamente.
<< L'hai sentito, no? >> mormorò Francesca con un filo di voce, cercando di riprendere fiato mentre attendeva che tutto tornasse tranquillo prima di riprendere a correre << “Stanno esagerando”. Qualcuno sta combattendo di sopra. >>
<< Se sono suoi alleati terranno a chi cerca tanto quanto lui, non credi? >> le rispose << Non temono di seppellirli vivi? >>
Francesca si coprì la testa con entrambe le braccia, mentre nuovi detriti li investivano << Magari non sono loro, magari è Lilith! >>
<< Oh, Gesù! >> imprecò l'altro, portandosi la testa tra le mani << Quell'uomo non aveva paura... con chi è venuto? >>
La ragazza scosse la testa: come avrebbe potuto saperlo? Tutto quello che desiderava sapere era che fossero abbastanza forti da tenere testa al comune nemico.
Il guerriero riapparve in un turbinio di sabbia.
<< Via! >> gridò, prendendola per le mani per alzarla da terra ed assicurarsi che tutti si muovessero << Sta crollando! >>
Correndo a perdifiato, fecero appena in tempo a varcare una nuova porta prima che la via da cui erano giunti crollasse sotto il peso di innumerevoli massi. Il rumore fu tremendo ed ogni schianto li fece sobbalzare come se qualcuno stesse suonando un potente tamburo nei loro petti, frastornandoli.
Curvi su loro stessi, in un'istintiva posizione di difesa, la giovane non poté non notare che tutti, come anche lei del resto, erano scossi da tremiti e qualcuno batteva perfino i denti.
A gambe divaricate, suo zio stava cercando di riprendere fiato e, dall'altra parte, anche Van Helsing cercava di fare altrettanto. Solo il guerriero respirava lentamente, valutando la situazione. Tutta a suo sfavore, credette la ragazza. Si voltò a dar loro le spalle e lei lo seguì con lo sguardo: il corridoio era disseminato di corpi scarnificati ed ognuno di loro indossava delle divise scure.
Il guerriero senza nome non aveva risparmiato nessuno fino alla fine ed ora guardava dritto dinnanzi a sé, verso quella che sembrava un'apertura che dava sul vuoto. Era lontana, almeno cento metri e sembrava condurre in un luogo ancor più disperato.
Ma non era l'unica strada: in fondo ve ne erano delle altre, molte di cui crollate ed inaccessibili. Non c'era tempo di esplorarle tutte. Tuttavia Francesca si sentiva attratta dal lontano squarcio nel muro...
<< Hey, tu! >> chiamò zio Jack, rivolgendosi al nuovo arrivato << Per dove...? >>
<< Non lo so. >> rispose il guerriero, cercando di concentrarsi: i lamenti, gli strilli ed il dolore che echeggiavano nelle prigioni erano troppi. Era impossibile capire.
L'altro fece per parlare, ma dal fondo del corridoio una piccola luce rossa baluginò nell'apertura.
<< Ma che...? >> mormorò qualcuno prima che il resto della frase fosse coperto da un crepitio crescente: era la luce di un fuoco. La luce di un fuoco che li stava raggiungendo troppo rapidamente.
<< GIU'!!! >> urlò il guerriero, innalzando rapidamente una barriera di sabbia.
Prima ancora che il suono dell'esplosione li raggiungesse, sentirono l'aria scaldarsi velocemente fino ad irritare la loro pelle. E quando l'assordante detonazione li investì, nemmeno il muro di sabbia riuscì a proteggerli del tutto.
A Francesca sembrò di sentire suo zio cercare di tirarla atterra e nel contempo sentirsi sollevare in aria, sbattendogli la schiena contro il petto; ma non riuscì a ricordare più nient'altro se non un acuto e breve dolore. Chiuse gli occhi d'istinto e li riaprì pochi secondi dopo.
O almeno credette che fossero pochi secondi dopo...
Capì di stare vedendo il pavimento, ma non ne fu così sicura: si muoveva. Tutto attorno a lei si muoveva e tutto era privo di suono. Il suo corpo era intorpidito e la sua testa era mortalmente pesante e terribilmente ovattata. Si passò debolmente una mano sulle orecchie e la vide sporca di macchie scure, di sporco. Nulla di grave, ma non sentiva ancora nulla. Poi un fischio cominciò a farsi sempre più forte ed intenso, apparentemente nella sua testa e qualcosa, simile a dei bassi tonfi, cominciò a farsi sentire. Rotolò su un fianco fece forza su entrambe le mani, sentendo il mondo ruotare attorno a lei.
Riconobbe suo zio, ad un metro da lei, tenersi la testa tra entrambe le mani; era inginocchiato e curvo su sé stesso, completamente stordito.
Più in là, Van Helsing si teneva aggrappato ad una roccia, una mano premuta contro l'occhio sinistro, sanguinante. Ai suoi piedi, Jack cercò di alzarsi e ricadde.
La giovane si voltò e vide alcuni dei suoi sottoposti privi di vita: chi schiacciato dalle macerie, chi in una pozza di sangue che continuava ad allargarsi. Gli occhi spenti persi nel vuoto...
Il fischio si fece assordante e la costrinse a tenersi la testa tra le mani, mentre cercava gli altri attorno a lei: tra la sabbia, vide Quincey alzarsi e ricadere (l'usignolo saltellava sul pavimento attorno a lui, preoccupato: il ragazzo l'aveva protetto col suo corpo) e, oltre lui, il guerriero barcollare incerto lungo il corridoio, tentando invano di avanzare verso l'origine della detonazione. Lo vide cadere in ginocchio e rialzarsi diverse volte, mentre la punta delle sue scimitarre strusciava sul pavimento mentre cercava di farvi leva per rimettersi in piedi. Perfino lui aveva accusato il colpo.
Prese per mano suo zio e lo aiutò ad alzarsi, muovendosi anche lei al seguito del guerriero senza nome e così fece il professore, sostenendosi alla parete sconnessa; ma ripresosi, l'uomo vestito di blu prese a correre riprendendo le forze.
Poco a poco il rumore tornò e quando furono a metà del corridoio invaso dai massi, videro il guerriero attraversare il foro aperto nel muro e precipitare con un movimento di stoffe.
Alla ragazza sembrò di sentire di nuovo la voce di una donna strillare, senza esserne sicura ma accanto a lei Van Helsing urlò, spiccando una corsa con al seguito i suoi figli. Non l'aveva immaginato.
Grida, colpi, esplosioni, ululati, strilli e guaiti provenivano da lontano: erano forse altri nemici? L'abbaiare e i ringhi erano violenti e frenetici, ma c'era una risata perversa che sovrastava ogni altro rumore e faceva desiderare ai sopravvissuti di mettere più distanza possibile tra loro e colui che si stava divertendo.
Giunti all'apertura, che ormai aveva quadruplicato le sue dimensioni, Quincey fu il primo a saltare nel vuoto, seguito dai soldati e poi dalla sua famiglia. Zio Jack si aggrappò ai bordi e si lasciò cadere con prudenza, levando le braccia in aria per permettere alla nipote una discesa meno brusca; ma guardando oltre di lui, Francesca studiò il nuovo ambiente: era ampio e profondo, come un pozzo e il fondo si raggiungeva tramite una scalinata senza balaustre che scendeva a spirale lungo le pareti che davano su anguste celle abitate di ogni forma e misura. Il puzzo di carne bruciata la fece quasi vomitare!
La scala aveva ceduto in più punti ma non fu difficile individuare, tra le gabbie sospese e le macerie, la figura blu del guerriero che scendeva rapida, concedendo una rapita morte a coloro che si agitavano in preda ad un dolore indicibile. Immaginò suo zio in quelle condizioni e distolse lo sguardo, turbata. No, si disse, non sarebbe successo! Non doveva lasciarsi distrarre!
<< Francesca, forza! >> la spronò suo zio, mortalmente pallido. Sembrava stesse trattenendo il respiro pur di risparmiarsi quell'olezzo nauseabondo.
<< Maestro, guardate! >> disse tremante il giovane Seward indicando il vuoto e la ragazza vide... qualcosa di enorme e peloso, con troppe zampe, agitarsi nel fondo della prigione, prima di sparire in un punto a lei cieco. E cos'erano le altre macchie? Animali? Rapaci? Felini? Lupi? Altri mannari, pensò rapida e si lasciò cadere tra le braccia di suo zio.
Qualcuno, dal basso, tuonò delle frasi sconnesse e, tra i latrati, una donna cacciò un gemito.
<< Mina! >> urlò Van Helsing, correndo verso il basso. Non importava se era pericoloso o se sarebbe rimasto ferito: era così vicino, doveva salvarla!
Rapidi, i due Harker lo seguirono con i sensi all'erta, pronti a cogliere ogni movimento del nemico e del guerriero, diversi piano più in basso, che stava rallentando la sua corsa per manifestare insetti e sabbia scatenando il nervosismo dei lupi e la risata del mostro che stava creando il panico nelle profondità del pozzo. Erano a metà della discesa quando tutto tremò per l'ennesima volta e molte porzioni della scala si distrussero, dividendo il gruppo: il guerriero solo; Francesca, suo zio e il resto del gruppo e Van Helsing, Quincey e tre soldati a metà strada. Proprio ciò che non doveva succedere.
Allontanandosi dai bordi, si avvicinarono ai muri ancora caldi temendo che i gradini dove poggiavano fossero i prossimi a cedere e il guerriero fece un gesto violento nella loro direzioni, quasi in una movenza disperata., mandando la sua sabbia a sostenerli su una base sicura.
Francesca si sentì sollevare appena e cadde in ginocchio, guardando involontariamente giù...
Decine e decine di lupi di tutte le età, dai teneri cuccioli agli adulti vissuti, si agitavano freneticamente contro un punto del cortile abbaiando verso l'estremità parallela fuori controllo. Violenti e furibondi. Più vicina all'angolo buio in cui la Harker credeva si fosse rintanato il mostro, una figurina candida si contorceva a terra debolmente: a giudicare dalle bruciatore circolari sul terreno, si trovava all'epicentro dell'esplosione. Che fosse stata lei?
Una lunga zampa pelosa emerse dalle tenebre e si allungò verso il suo corpo, arrivando quasi a sfiorarle il fianco.
Una lupetta candida – non seppe perché, ma Francesca si convinse che fosse una femmina – si fece avanti abbaiando fuori controllo: schiuma bianca usciva dalla sua bocca, non voleva che il mostro toccasse quella ragazza!
Vedendola, Fiammetta fischiò forte.
Una lupa adulta, davvero gigantesca rispetto agli altri canidi, la sbatté indietro con una rude zampata e il mostro rise più forte, mentre i cuccioli piangevano spaventati.
<< NO! >> tuonò il guerriero lanciandosi nel vuoto.
Il gruppo separato lo vide correre oltre il bordo dei gradini e saltare nel vuoto, verso il centro dello spiazzo.
Precipitò e precipitò, senza emettere un fiato, ma quando mancarono pochi metri al suolo, fu evidente che non si sarebbe trasformato.
Piombò al centro dello spazio tra i lupi e la ragazza ferita, atterrando in ginocchio con uno schianto sonoro e la zampa pelosa si ritirò rapida nelle tenebre; ma non una risata echeggiò nella prigione.
Lentamente, il guerriero si alzò in piedi, ergendosi in tutta la sua figura e puntò la scimitarra contro le tenebre pulsanti, alzando il capo. Sul volto un'espressione dura ed impavida ad illuminargli gli occhi in una furia impetuosa.
Anche se non poteva vedere il nemico, tutti tacquero e il silenzio fu spezzato solo dai ringhi dei beta e della lupa bianca. La ragazza ferita ebbe un debole spasmo.
<< Rèaltàn. >>
L'uomo le parlò con voce calda e rassicurante, in netto contrasto col suo sguardo ancora fisso nelle tenebre.
<< Sono qui. >>
Francesca guardò la giovane agitarsi appena sul posto: qualcosa di biancastro le teneva unite le caviglie ed un braccio al pavimento di pietra. La vide allungare appena la mano libera verso il guerriero, come a volergliela tendere ma alla Harker sembrò come se lasciasse il gesto incompiuto. Troppo debole e spaventata.
<< … A-aras... >> balbettò con un filo di voce.
<< Sono qui. >> rispose il guerriero.
<< … A-aras... >> ripeté lei, tremando << … T-ti p-preg-go... t-ti preg-go... L'ha p-preso... >>
<< E' tutto apposto. >> le sussurrò lui.
<< … N-no... >> lo supplicò lei con urgenza << … T-ti prego... ti scongiuro... >>
<< Non parlare, sono qui. Siamo qui. >> la rassicurò il guerriero con voce pacata.
<< … Aras, ti prego... >> singhiozzò la fanciulla candida << … Non ucciderlo! >> pianse.
<< No? >>
La mano di suo zio si strinse sulle sue spalle in una morsa dolorosa e la tirò a sé. Non era stato l'uomo senza nome a parlare...
Una voce profonda ed infernale aveva pronunciato quelle parole con un interesse che in altri casi avrebbe potuto definirsi educato. Ma l'avidità e la perversione contenute in quel timbro fece trattenere ai presenti il respiro.
La prigioniera si coprì il volto con la mano e tentò di raggomitolarsi. Qualcosa di pesante si mosse nell'ombra e lei cacciò un flebile e pietoso lamento angosciato.
Un cucciolo bianco pianse e mosse qualche passetto avanti, emergendo da sotto la testa della lupa adulta. Si sedette ed ululò triste al cielo, singhiozzando acuto.
<< Credevo volessi... >>
Nuovamente la zampa emerse.
<< Indietro! >> tuonò Aras << Non ti avvertirò di nuovo. >>
La zampa si ritrasse.
<< Hai già vinto. >> disse piano l'uomo mediorientale.
Silenzio.
<< Vattene. >>
<< No. >> parlò ancora la voce << Non ancora. >>
<< Non avvicinarti. >> l'ammonì Aras gelido.
<< E' la mia sposa. >> sussurrò il mostro, incredulo << E' mia. >>
La lupetta bianca scattò in avanti, facendo cozzare le zanne.
Quella volta fu il guerriero vestito di blu a tacere << Blackheart? >> domandò a bassa voce.
Per qualche attimo fu di nuovo il silenzio. Poi qualche lupo ringhiò ed una dozzina di occhi rossi apparvero tra le tenebre.
<< Non farlo. >> disse Aras precedendolo.
<< No? >> ripeté il mostro. Uno spesso ed appiccicoso filamento venne strattonato e con uno strillo, Rèaltàn venne trascinata nel buio.
<< No!!! >> urlò l'uomo correndo avanti e rischiò di essere colpito.
Lanciando lontano il cadavere di un lupo che aveva massacrato, Alistair Blackheart contorse il proprio corpo mutato per deporre a terra il corpo imbozzolato della sua bambina.
Completamente sporca di sangue, Réaltàn giaceva pallida ai suoi piedi: ora visibile, la ferita slabbrata si apriva lungo la sua anca perdendo un liquido biancastro e il suo corpo era scosso da un tremito violento ed incontrollato. Stava soffrendo.
I Warg si agitarono furibondi: latrarono, ringhiarono ed ulularono aggressivi e spaventati, difendendo i cuccioli nascosti sotto il corpo della femmina Alpha, coprendo i miagolii disperati dei gatti e gli strilli dei rapaci ingabbiati. Le loro pellicce si sollevarono ad ondate mentre il mostro emergeva lento dall'ombra.
<< Che disgrazia... >> mormorò l'Aracnide risollevandosi in tutta la sua statura e coprendo con la sua mole il corpo della sua vittima << … se non fosse stato per lei sareste ancora in gabbia come cani. >> sorrise, indicando le celle con un ampio gesto delle braccia grigiastre mentre la decina di piccoli occhi neri, posti sulla sua fronte deformata, guardavano in ogni direzione.
Il peloso e grasso corpo da ragno, le cui zampe finivano in prolungamenti ossei, era sormontato al posto degli occhi da un busto umanoide, simile ad un cadavere: la pelle grigiastra era solcata da cicatrici e segni scuri e i capelli scuri, lunghi ed ispidi come il suo pelo, ricadevano ai lati del volto non coprendo la bocca deforme. Il solo corpo di aracnide era alto almeno tre metri, rendendolo più alto di qualsiasi Warg o altra creatura presente in quel luogo. E l'odore era la puzza più nauseabonda che si potesse immaginare: sembrava tangibile per quanto intensa: puzzava di morte!
<< E non vi sforzate nemmeno a liberarla? >> domandò loro sadico << Molto meglio per me. >> sorrise storto.
Una nuova esplosione dai piani superiori ed un pezzo di muro cedette e si sbriciolò, precipitando nel baratro più profondo del pozzo.
La giovane lupa bianca fece per scattare in avanti, orecchie basse, pelo dritto e zanne scoperte: voleva ucciderlo!
Alistair sorrise, dondolando sul posto; il suo sguardo si posò sui cinque cuccioli nascosti alle sue spalle: in particolare il suo sguardo si posò sul paio bianchi, dagli occhi azzurri e rossi e su quello nero, dagli occhi verdi.
<< Harry! >> lo chiamò con un tono ipnotico, ma che non aveva nulla di umano o rassicurante e il cucciolino albino mosse un passo incerto, avanti e dietro, piangendo: voleva raggiungere Réaltàn, ma aveva troppa paura << Harry, vieni da papà! >>
La lupa argentea ringhiò più forte, perdendo schiuma dalla bocca. Alistair rise crudelmente.
<< Anche tu, Wilhelmina. >> le ordinò con falsa gentilezza << Stella avrà bisogno di te. Non vorrai abbandonarla? >>
La lupa ululò agitandosi sul posto, frustrata e Francesca guardò prima suo zio e poi Van Helsing: quest'ultimo fissava la lupa così intensamente che avrebbe potuto consumarla e, sebbene fosse gelido e calcolatore, la giovane Harker capì quanto stesse pregando che il mostro non l'attaccasse, o peggio... la rapisse.
<< Harry. >> tornò a rivolgersi al cucciolo il mostro << Vieni da papà. Vieni dalla mamma. >> l'invitò, sporgendosi avanti.
Il cucciolino, confuso, si mosse e Wilhelmina si appiattì su di loro, coprendoli alla sua vista. Il respiro le stava diventando sempre più pesante.
Alistair si raddrizzò, contrariato << Selene, Lucille. >> le chiamò esibendo l'ennesimo sorriso << Dobbiamo salvare Lily. >>
I cucciolini dal manto più chiaro uggiolarono, ma quella dal manto nero tentò un ringhio liberandosi in un buffo suono che lo fece ridere di gusto.
Alistair avanzò con passo lento e minaccioso ad ogni movimento delle sue otto zampe.
Esaudire i desideri della sua signora e padrona Lilith era il suo credo. La sua fede. E sei nomi venivano gridati nella sua mente ottenebrata. I nomi di coloro che la Mater Inferorum avrebbe desiderato più di ogni altra cosa: Serenely, Réaltàn, Harry, Wilhelmina, Lucille e Selene. L'Infetto era esattamente consapevole quali fossero i suoi desideri ed era pronto a sacrificare tutto il resto pur di portarle cosa bramava. E loro erano ciò che in questo istante desiderava di più al mondo. Nessun altro aveva importanza. Potevano pure morire.
<< Il Re ti aveva curato. >> lo ammonì Aras << Ritrova te stesso. Lei non può assoggettarti. >>
<< Lei. >> inspirò l'aracnide con un sorriso lussurioso << Lei può ogni cosa! >>
I suoi occhi tornarono a posarsi sulla giovane lupa e poi, i più piccoli, si spostarono alla sua sinistra, verso un cane, un giovane pastore, che si trascinava sulle zampe anteriori faticosamente.
Accanto a Jack Harker, i due ragazzi spalancarono gli occhi, inorriditi.
<< Gli hai promesso che ti saresti presa per sempre cura di lui... >> sussurrò soavemente il mostro, raccogliendo da terra colei che chiamava “la sua sposa”.
Aras si preparò a combattere. Avrebbe dovuto farlo prima, pensò Francesca, ma aveva troppe vite da tenere sotto controllo...
<< … dimostraglielo. >>
<< Alistair. >> l'avvertì il guerriero per l'ultima.
<< Aras. >> sorrise il mostro, muovendosi di lato << Lo so che non mi farai niente: Stella ti ha supplicato. >>
<< Non in cambio della sua salute. >> lo seguì l'altro.
<< Penserò io alla sua salute. >>
Senza parlare oltre, Aras attaccò e la bestia schivò il fendente per un soffio. Réaltàn strillò e i beta, carichi d'ira, si lanciarono all'attacco, istigati dalla femmina alpha. Uno schizzo di sangue, due versi strozzati e di due Warg non rimase che un'informe poltiglia ed il branco indietreggiò, assieme al guerriero.
Il ragno fu sopra il pastore.
Dal nulla, un randagio spelacchiato dal manto scuro corse in avanti e cominciò a morderlo alla rinfusa, follemente!
Con grande orrore del professor Van Helsing, anche Wilhelmina si lanciò avanti, passando sotto le zampe dei Warg, per saltare in aria e aggrapparglisi con le zanne al braccio, stretto saldamente attorno al corpo dell'amica.
Con un movimento violento, Alistair spedì via il randagio ed afferrò la lupetta bianca per la coda, indietreggiando verso l'alto della prigione. Will guaì e, dal basso, il pastore uggiolò disperato, tentando inutilmente si allungarsi verso il cielo.
Aras corse su per le scale, preceduto da due Warg neri, un maschio e una femmina. La femmina gli balzò sulla schiena, azzannandogli la testa e penetrando i suoi occhi con le zanne; Aras fece per sferrare un nuovo fendente, ma l'altro si fece scudo con le due giovani, facendolo ripiegare con una gomitata ben assestata in un'azione congiunta col maschio beta che si lanciò di peso contro il suo fianco, facendo precipitare tutti nel vuoto in un groviglio di corpi.
Senza guardare, Alistair afferrò la lupa nera per la collottola e la lanciò via, ma facendo questo lasciò cadere Wilhelmina, che ne approfittò per tornare all'attacco, mordendogli il fianco.
<< Stupida cagna! >> imprecò alzando un pugno in aria per colpirla << Vi-AAARGH! >>
Barcollando sofferente, l'Infetto si portò il braccio attorno alla testa, agitandolo. Francesca lo vide scacciare dal suo capo dei fumi argentei che gli stavano bruciando inesorabilmente la carne e, voltandosi, vide Van Helsing con il braccio teso verso il mostro; una mossa stupida, ora si sarebbe concentrato su di loro. Di fatti, tutti coloro che si trovavano nel cortile voltarono le teste nella loro direzione.
Alistair sogghignò.
<< Dobbiamo andarcene! >> sibilò a denti stretti suo zio.
Con un ringhio, la lupa nera tornò all'assalto e così anche la lupetta bianca e il randagio. La prima saltò contro il petto del mostro, tornando ad azzannargli la testa, gli altri due si avventarono sulle sue zampe. Fu un attimo e li sbalzò via in un'esplosione di tenebre serpeggianti, fece per afferrare Will ma Aras si mise in mezzo. La sua lama affondò nel petto dell'aracnide, trapassandola con un rumore umido e le tenaglie del mostro si chiusero altrettanto violentemente attorno ai fianchi del guerriero.
Il suo corpo si spezzò in due e, cadendo a terra con un grido smorzato, annaspò qualche istante prima di tramutarsi in sabbia e disfarsi sotto i loro occhi increduli.
Senza pietà, Alistair afferrò Will che ringhiò furibonda e, dall'alto, Van Helsing e Quincey fecero fuoco.
Cacciando un grido demoniaco, Alistair Blackheart lanciò via la lupa bianca, verso le scalinate superiori, isolandola e gettò il cortile nello scompiglio, tentando di buttarsi sui cuccioli.
La lupa nera attaccò ancora e così il randagio, aiutato da due cagnoline scure. I beta tornarono a farsi avanti, ma l'Infetto li spedì tutti contro le pareti, uccidendo adulti e giovani indiscriminatamente, costringendoli a ritirarsi ed agitarsi ai loro posti.
<< Harry, piccolo mio! >> lo chiamò il mostro, allungando una mano verso l'Alpha che si appiattì a terra, nascondendo i cuccioli << Vieni da me! >>
Con uno strattone, Stella si rigirò nella sua stretta e lo morse sul ventre con tutte le sue forze.
<< TROIA!!! >> tuonò lui, lanciandola lontano, più in alto di Will, tra le grida scandalizzate dei giovani allievi e Giacomo Harker.
Réaltàn sbatté contro il muro e rotolò lungo i gradini, priva di sensi, mentre un rivolo di sangue le bagnava i capelli candidi, macchiandole di più la camicia da notte.
Quincey sparò di nuovo contro la schiena del mostro, che accusò il colpo, crollando sull'addome. La lupa nera tornò ad attaccare senza pietà e così fece l'Alpha: enorme ed argentea, mirò al ventre e lo sbalzò in aria con una testata.
D'istinto, usò le ventose delle sue zampe nel tentativo di fermare la sua caduta, ma l'Alpha gli fu addosso a riempirlo di ferite. Anche lei, come l'altra lupa, gli morse la testa e una zanna gli ferì alcuni degli occhi, accecandolo ancora.
Un'altra esplosione ed entrambi furono costretti a fuggire per non essere schiacciati dalle macerie: l'Alpha indietreggiò e Alistair, recuperata con malagrazia la sua compagna, continuò a risalire rapidamente lungo le pareti per osservarli dall'alto.
Freneticamente, ululando per attirare la sua attenzione, Will si lanciò in un breve inseguimento, che finì col suo fermarsi ad un baratro invalicabile della scalinata distrutta.
Gli occhi di Alistair si posarono su tutti loro, uno ad uno, fermandosi solo sui cuccioli nascosti sotto il ventre dell'Alpha. Tenendo Stella con un braccio, afferrò un'asta di metallo e la puntò contro la lupa, ma quando stava per lanciarla un nuovo terremoto fece agitare la prigione ed un cupo e feroce ululato rimbombò tra le pareti del pozzo in un eco infinito.
Un boato e sabbia ed insetti esplosero dal fondo del pozzo, in un violento tornado. Aras stava tornando!
Colpì Alistair tra le zampe con violenza, mentre stava cercando di saltare contro Van Helsing e lo respinse contro la parete adiacente, non riuscendo però a sconfiggerlo.
Guardandosi alle spalle, Alistair socchiuse gli occhi sani e poi riguardò in giù. Il suo sguardo si fermò ostinatamente sui tre cuccioli e la lupa, ma senza dire una parola e senza tentare altre mosse, mostrò loro Réaltàn, facendola oscillare nel vuoto come un grottesco premio, sordo ai suoi lamenti di puro orrore. Lanciò un ultimo sguardo agli Harker e Van Helsing e poi corse e saltò via, sparendo in un buco formatosi nella parete, immediatamente seguito da scarabei e sabbia.
La calma tornò.
Il cupo ululato si ripeté.
I due Harker si guardarono attorno sempre più storditi. E adesso? Come sarebbero usciti? Erano bloccati su una scalinata rotta in una prigione piena di famelici Warg di pessimo umore...
Arcuando la schiena e tendendo il muso verso il cielo lontano, l'Alpha rispose in maniera energica ed altrettanto cupa.
Confusi e storditi, i cuccioli cominciarono a correrle tra le zampe e gli altri lupi abbaiarono ed ulularono più forte che mai, mentre correvano a liberare i volatili e i felini ancora intrappolati, scatenando ulteriore panico e caos nelle prigioni. I gatti corsero da tutte le parti, popolando il cortile e gli uccelli volarono su per la tromba della scalinata, cacciando i loro versi acuti alla ricerca di una via d'uscita.
L'Alpha ululò di nuovo, ignorando il baccano e poi abbaiò a pieni polmoni facendo scattare i Beta su per le scale, ad eliminare eventuali ostacoli.
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